Nel corso degli anni i dati e le loro visualizzazioni hanno avuto diversi compiti. partiamo dalle basi
a cosa servono i dati?
monitorare e prendere decisioni
- Le analisi ci permettono di basare le nostre idee su numeri tangibili
- I dati ci permettono di progredire in quello che facciamo
- Esplorare ciò che non conosci
- Avere stimoli per le idee creative
- Stimare rischio di impresa
- Migliorare continuamente
- Ispirare il raggiungimento di obiettivi
- Essere consapevoli di ciò che accade
a cosa serve la data visualization?
un’immagine vale più di mille parole
- Il 90% delle informazioni percepite dalle persone arrivano dalla vista
- Il 70% dei sensori recettori sono negli occhi
- Il 50% dei neuroni del cervello sono utilizzati durante il processo di visualizzazione delle informazioni
- Una persona comprende 40% volte meglio se la risposta contiene immagini
- Una persona comprende le informazioni visive 60.000 volte più veloce rispetto alla solita informazione usata come testo
- La produttività umana aumenta del 17% in più utilizzando le informazioni visive
grazie all’uso dei grafici è possibile quindi ridurre lo sforzo congnitivo di processazione delle informazioni. e lo avevano capito tutti nel passato!
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i dati che Contano e suonano
i dati sono nati per contare, avere il controllo delle entrate ed uscite degli oggetti di analisi. ma i numeri sono assimilabili anche alle note, così i dati ci hanno mostrato sequenze di suoni.
2. i dati che guidano decisioni
i dati sono poi statu utilizzati in campo urbanistico e architettonico per controllare fiumi e città e costuzioni.
ma anche in ambito sociale per controllare popolazione, redditi, istruzione e cosi via e ovviamente anche lato business.
3. i dati che fanno arte
i numeri sono stati usati anche nell’arte inizialmente Da Vinci e De Chirico usati per avere delle porzioni eleganti, perfette, auree.
i numeri e le loro geometrie hanno anche creato veri e propri movimenti artistici come l’arte contemporanea spinta da Kandisky, mondrian e malevich.
4. i dati che spaventano
e oggi abbiamo scoperto un nuovo uso dei dati, quello della paura e del gioco delle emozioni (la chiamano anche infodemia, pademia da informazione(dati) . complotti a parte, l’uso di un numero assoluto come 4.500 morti in questo caso (ma in tutti i casi del mondo) è altamente scorretto. quel numero non vuol dire assolutamente nulla, se fossero mele non ci farebbe smuovere ma sono persone e ci fa solo male.
ma 4.500 è un dato buono o cattivo? (ovviamente i morti non sono mai un bel numero) e se cattivo, quanto cattivo? un buon dato ha sempre un contesto, un confronto, un rapporto ecc.
- quanti morti rispetto alle altre pandemie? quanti rispetto alle influenze ?
- quanti morti rispetto al periodo precedente o anno precedente?
- quanti morti per covid o con covid?
- quanti morti rispetto alla popolazione del luogo?
- quanti morti rispetto alla capacità di cura del luogo?
- quanti moti per età?
i dati hanno molti compiti e chi li usa ha una grande responsabilità. Noi umani dobbiamo solo imparare a leggerli, non farci fregare dati dati, ma cercare contesto quando non ci viene dato. Abbiamo bisogno della data literacy!