si dice che “content is king” e io ci ho messi anni a capire quanto questo fosse vero. Sono i contenuti che creano il collegamento tra il brand e il marketing ed è in questo buco nero che si creano la maggior parte dei problemi che portano al fallimento: l’incoerenza comunicativa. Analizzare il contenuto è fondamentale per diverse aree come la SEO, i social media, la UX ma è la base di ogni business.
Cos’è la content analysis
nel marketing l’analisi dei contenuti identifica l’analisi dei contenuti prodotti sotto varie forme (video, testi, immagini) al fine di assicurare la coerenza comunicativa e l’usabilità in termini di conversione.
Metodologia ed esempi:
la metodologia ufficiale copre diverse aree: prima di tutto sappiamo che i vari contenuti singoli sono come dei codici sparsi, detti infatti code. ad ogni cose va classificata una category e themes. Infine si analizzano le keyword inserite nei contenuti. Non abbiamo ancora agganciato un numero, un problema o una risoluzione. tutto questo serve solo per sapere quali contenuti sono presenti. Da qui iniziano i giochi. utilissimo è mappare anche il collegamento tra i vari contenuti per evidenziare la content strategy
una volta che abbiamo capito cosa abbiamo analizziamo se funziona e come migliorarlo.
Analisi quantitativa
l’analisi quantitativa ci indicherà qual è il contenuto che performa peggio. ci darà quindi la priorità di intervento su cui andare ad approfondire con l’analisi qualitativa
Metriche e KPI di content: in base alle nostra esigenza una metrica diventa una KPI o una vanity metrics, qui qualche esempio
- generiche:n. contenuti, pageview, scroll rate, engagement rate, social share, click inbound link, lead, page value
- SEO: lunghezza (numero caratteri), peso byte, velocità, keyword density
- UX: attention rate, clarity rate
Dimensioni: questo elemento è fondamentale in quanto se io analizzo i contenuti singolarmente non riuscirò bene a capire il loro obiettivi. o contenuti infatti vanno raggruppati per tipologie di argomento ovvero bisogna fare la classificazione dei contenuti. Qui un esempio per il digital marketing lato SIto.
- tipo 1 (raggruppamento per Customer journey): home, pagine prodotto, categorie, listing, checkout, customer service ecc
- tipo 2 (livello di pagina): un raggruppamento che rispecchia le voci di menu
- tipo 3 (argomento): mele, pere, banane
solo con questi raggruppamenti è possibile fare analisi altrimenti la nostra mente non riuscirà ad unire i puntini.
Analisi qualitativa
non esiste un’analisi unica, dipende sempre dal nostro obiettivo saper mixare più cose.
- heatmap e scroll map: dove la gente guarda, quanto ne guarda e dove presta attenzione – approfondimento
- analisi euristica: qui si valuta la bontà della pagina a far raggiungere il suo obiettivo – approfondimento analisi euristica
- Analisi benchmark: qui si guarda argomenti, tono di voce, frequenza di pubblicazione, visual
- analisi architettura informativa e gerarchia dei contenuti: qui si valuta se esistono tutti i contenuti necessari per la conversione e se il contenuto è organizzato secondo ordine logico e prioritario per la comprensione e fruizione – approfondimento
- Analisi SEO e velocità: qui si analizza se il contenuto contiene le principali parole chiave e se queste vengono utilizzate nei luoghi strategici come titoli, alt immagini ecc. Mettiamo nella SEO, ma potrebbe essere anche un aspetto UX, l’analisi della velocità di caricamento di un contenuto essendo ormai fattore di ranking.
- Analisi di significato: si definisce il target del contenuto e il significato che si vuole comunicare e se giudica se il contenuto contiene qualcosa di interessante.
Tool
- Google analytics: si prendono quasi tutte le metriche quantitative
- Screaming frog: lunghezza contenuto
- Sem rush: keyword comprese in quel contenuti
- google page speed: velocità di caricamento del contenuto
- hotjar: heatmap e scrollmap
- content square: fa tutto quello dei precedenti (tranne le keyword), ma è per le multinazionali.
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