Freemium: il vangelo di Chris Anderson si è avverato?

freemium si è avverato

Sarà un mondo “free”: non libero, ma almeno gratuito. È il vangelo di Chris Anderson, guru di Wired, che nel 2009 ha pubblicato il suo attesissimo libro: “Free”

Secondo alcuni, Anderson era l’epigono di una nuova cultura, rivelata con il successo del web, dove i costi di pubblicazione e distribuzione delle informazioni sono quasi nulli. Basti pensare a blog, Facebook, YouTube. Ma il direttore di Wired va oltre: racconta un’economia basata sul gratuito (freeconomics). Dove gli scarti possono diventare una risorsa.

Cominciamo a parlare però di come è iniziata l’era della gratuitità: nel 1940 king Gillette era un inventore frustrato dalla competizione che vi era nel mercato. Egli scrisse addirittura un libro in cui argomentava il fatto che tutte le industrie dovessero essere sostituite da una grande cooperativa detenuta da i milioni di americani. Il suo boss gli diede un consiglio:’’ inventa qualcosa che le persone usano e poi gettano via’’. Un giorno mentre si radeva con un normale rasoio che era troppo consumato e quindi non gli permetteva di radersi, gli venne l’idea: perchè una lama non potrebbe essere fatta di piccole strisce di metallo? Dopo anni di esperimenti nasce il rasoio usa e getta. Vendette milioni di raosi all’esercito e un enorme mole venne venduta alle banche così che potessero darle via con l’apertura di un conto (si chiama radi e conserva). I raosi vennnero affagottati con ogni sorta di bene, dai chewgum al caffe, te e spezie. Dando così via i rasoi lui stava creano una domanda per rasoi usa e getta, che in realtà ancora non esisteva. Dopo bilioni di lamette siamo arrivati a ‘’vendi console per videogiochi meno care e alza i prezzi dei videogiochi’’, ‘’vendi i telefoni a basso costo e alza i contratti’’.

Quindi grazie a Gillette nasce l’idea di poter fare soldi dando via qualcosa, la classica operazione di marketing ‘’se ne paghi uno l’altro è in regalo o avrai questo gratis se usi un determinato servizio’’ ecc.

Negli ultimi anni sono diventati free molti prodotti. No si tratta più di un modello economico basato su sostituti che fanno passare i costi di produzione da un bene all’altro ma si tratta del fatto che i costi dei beni stessi stanno cadendo a capofitto. Nel 2007 il New york times diventa gratis così come le diverrà ilWall street journal. Questo vale anche nel campo della musica: con i bassi costi della distribuzione digitale, chi offre musica gratis porta ad artisti come Radiohead, Trent regno etc un enorme successo. Oggi su Spotify quasi tutti distribuiscono gratuitamente la loro musica.

Importante è sottolineare che la ‘’freeeconomics’’ è trasportata dalle tecnologie che danno potenza al web portando il trend del costo di fare business online a zero.

Più che ci lamentiamo per quanto le cose stiano diventando care tanto più siamo circondati da forze che rendono le stesse cose sempre meno care. Quaranta anni fa il problema principale i america era la fame, adesso è l’obesità.

Quello che non si deve pensare è che non esiste guadagno: non esiste una vaporizzazione di valore o una demonetizzazione delle intere industrie. Prendiamo ad esempio il successo della Craiglist, un network centralizzato di community online che offre pubblicità a vari categorie di prodotti,servizi che ha urtato il business dei giornali. Solo perché i prodotti sono gratis non vuol dire che qualcuno da qualche parte non sta facendo una montagna di soldi. Google ne è la prova: i benefici monetari della Craiglist sono enormi. in un modello tradizionale di distribuzione mediatica il pubblicista vende ad un costo bassissimo prossimo allo zero un prodotto per il consumatore e ne ricava i soldi dalla pubblicità (radio e tv).

Oggi siamo arrivati al freemium business model che viene adottato da moltissime aziende, perchè? perchè il freemium ha il 41% di conversioni in più!

Ma secondo voi diventerà davvero tutto ” Free”?

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Federica Brancale