Dove siamo: caratteristiche della società dell’innovazione
1) viviamo in un mondo volatile, incerto, complesso e ambiguo.
- Il nostro mondo è volatile, perché caratterizzato da fluttuazioni, turbolenze e cambiamenti molto rapidi.
- È incerto, perché presenta un futuro poco prevedibile, nonostante le molteplici informazioni a nostra disposizione; all’incertezza si lega poi l’incapacità di comprendere ciò che sta succedendo.
- È complesso, perché i fattori da considerare sono numerosi e diversi tra loro, così come sono diverse le relazioni tra gli elementi. Non solo non è semplice trovare una soluzione e spesso abbiamo bisogno di fare analisi per capire la natura del problema. Inoltre, una maggiore interconnessione aumenta la complessità del sistema (mondo) e questo rende arduo analizzare la quantità di informazione nel suo insieme.
- È ambiguo, perché manca di chiarezza ed è difficile interpretarlo adeguatamente; una situazione è considerata ambigua quando l’informazione è inaccurata, contraddittoria o incompleta per poter giungere a delle conclusioni.
2) siamo chiamati a risolvere “problemi maledetti “
Nel mondo complesso incontriamo problemi complessi. Spesso, non siamo in grado di capire la vera natura di un wicked problem, ma ci riferiamo a loro come problemi giganteschi (come il riscaldamento globale), problemi che hanno a che fare con situazioni intra-organizzative (come il dover lanciare un nuovo prodotto sul mercato o creare una nuova strategia di marketing aziendale) o semplici problemi di vita quotidiana. In altre parole, i wicked problems sono i problemi del mondo reale, che riconoscono la complessa interdipendenza di diversi fattori e parti interessate. Non sono quindi delle semplici e lineari astrazioni di causa ed effetto che estrapolano il prodotto di design dal suo contesto e lo isolano
3) viviamo costantemnte nella la guerra della concorrenza.
La concorrenza assume due valori opposti, in base ai differenti punti di vista. Per le aziende, questo valore è negativo. Infatti, all’interno di un settore in cui il livello competitivo è elevato, i diversi attori si imitano continuamente, attuando una guerra al ribasso dei prezzi che porta a una diminuzione dei profitti nel tempo. Per i consumatori, invece, la concorrenza spesso non viene nemmeno percepita, ma assume un valore positivo. Questo perché le aziende, per differenziarsi, sono costrette ad aumentare il valore che l’utente percepisce (attenzione: non il valore reale, ma solo quello percepito, in quanto le persone non scelgono secondo modelli puramente razionali). Questo valore permette all’utente di ottimizzare le proprie risorse per compiere la sua scelta. È anche vero, però, che l’elemento di difficoltà per il consumatore è proprio la scelta. E, se in un mercato molto competitivo non sono chiari i fattori di distinzione, lo stesso consumatore può provare frustrazione, non riuscendo a capire quale sia la soluzione migliore per lui.
La concorrenza, insieme al nostro modello di sviluppo, ci ricorda continuamente che dobbiamo essere produttivi e veloci. Negli ultimi secoli, la velocità è diventata il primo strumento per il raggiungimento di due grandi obiettivi: la riduzione dei tempi e la vittoria del tempo sullo spazio. Ma ogni giorno è sempre più insistente la richiesta di una maggiore produttività e velocità.
Produttività e velocità sono due nozioni chiave all’interno della lotta alla concorrenza, accanto alle quali si è aggiunto un nuovo concetto. Il concetto di innovazione. Oggi la nostra società è caratterizzata dalla mitologia dell’innovazione.
Cosa ci viene richiesto: innovazione
oggi come oggi la parola innovazione viene particolarmente utilizzata quasi da perdere il suo significato profondo.
ma cosa vuol dire innovazione?
L’innovazione è la dimensione applicativa di un’invenzione o di una scoperta. L’innovazione riguarda un processo o un prodotto che garantisce risultati o benefici maggiori, apportando quindi un progresso sociale, anche se a volte questi risultati non sono efficaci e migliorativi rispetto a ciò che va a innovare
L’innovazione rappresenta quindi tutto ciò che è nuovo. Oggi ne esistono almeno 10 tipologie dall’innovazione di processo a quella relazionale
Queste 10 tipologie possono avere due gradi distinti di innovazione:
- L’innovazione tecnologica del “grande balzo”: solitamente ha un costo molto alto e spesso le persone non sono pronte ad attuarla. Questo perché la vera innovazione è un qualcosa che si trova a metà tra la fattibilità, la desiderabilità e la redditività . Sebbene poi si riesca a creare una tecnologia innovativa, questa tecnologia da sola, senza la comunicazione e le persone, non si traduce in una migliore esperienza per l’utente. parliamo della ruota, di internet, dei social ecc.
- L’innovazione non-disruptive, ma incrementale. Quella del valore ne è un ottimo esempio: si fonda sulla comunicazione del valore piuttosto che sulla creazione di un qualcosa di tangibile e per questo risulta meno costosa; ha un tasso di adozione più alto, in quanto è più semplice comprendere un valore rispetto all’utilizzo di un nuovo prodotto complesso
L’ossimoro anti-innovazione
- nella società complessa i problemi sono complessi. nella parola complessità è impossibile trovare uno standard, una best practice. Non esiste una sola risposta e l’unico approccio percorribile e l’approccio “test & learn”
- la nostra società non ammette errori
Siamo in un mondo in cui il concetto di fallimento porta con sé un carico emotivo gigantesco (non sei bravo, perchè non fai come tizio, non mi vuoi bene ecc)
Nella società della performance non sono concessi né il riposo né l’errore. Questo è il più grande paradosso che viviamo.
Nella vita reale l’errore è frequente, ma anche necessario per l’apprendimento e la crescita. Come si suol dire, si impara molto di più dagli sbagli. Ma se questo errore non è concesso, nasce una frattura tra quello che non deve accadere e quello che accadrà sicuramente. Si innesca così la paura di sbagliare. E più abbiamo paura, più sbaglieremo.
Il Design Thinking riprende un po’ i concetti statunitensi di “fail fast, fail often”, che arrivano dal Growth Hacking e dal mondo delle start up della Silicon Valley.
Quindi sbaglia! L’importante è solo sbagliare velocemente, per imparare velocemente.
Nelle realtà delle start up ti insegnano che la perfezione è il tuo nemico e che è necessario riuscire a costruire una cosa che sia solo il minimo testabile, per capire se può funzionare e se il mercato la vuole. Questo concetto prende il nome di Minimum Viable Product (il minimo a costruire e il minimo che piaccia, abbastanza da essere finanziabile e il minimo da testare) e si incastra perfettamente con il concetto di prototipazione veloce e test iterativi, cioè continui.
Perché? Perché non bisogna innamorarsi della nostra idea, dobbiamo testarla sul mercato e modificarla in modo che sia più vicina ai bisogni delle persone (continuamente). Addirittura, in alcune fasi di test ci sono degli esercizi in cui si cerca proprio di far fallire l’idea per prepararci e per capire i fattori che potrebbero davvero ucciderla. E, da lì, riprogettarla.
In parole povere, il ruolo del test è fondamentale per convalidare l’ipotesi ed è la base del metodo scientifico. Non dobbiamo smettere di sbagliare, ma dobbiamo liberarci dalla paura dell’errore, leggendolo in modo costruttivo e non distruttivo. È necessario cambiare le emozioni che associamo allo sbaglio e tornare a essere liberi di sperimentare, come i bambini che giocano nella terra.
Impara dagli errori degli altri. Non potrai mai vivere abbastanza a lungo per farli tutti da solo. – G. Marx
Come Sbagliare nel modo giusto
sbagliare è necessario. Ma abbiamo bisogno di creare un sistema di apprendimento dall’errore e non sbagliare e basta. Da noi si dice che se fai lo stesso sbaglio 3 volte no sei molto sveglio, nel business vale lo stesso. Allora come si crea u sistema di apprendimento?
Metodo scientifico
è una cosa che si impara alle elementari. Io ho un ipotesi da descrivere poi definisco un indicatore di controllo della mia ipotesi e poi farò delle riflessioni qualitative sul risultato del test.
Esempio di un bambino di 5 anni
- ipotesi: “credo che se immergerò le mie gambe bagnate nella sabbia sentirò caldo”
- KPI: calore sulle gambe
- conclusioni: il calore sulle gambe è aumentato per il cambio di temperatura (analisi quantitativa) ed inoltre sono rimaste attaccate alle gambe anche tanti piccoli granelli (analisi qualitativa)! Eureka!
Non so se mentre leggi questo ti ricordi che a 5 anni anche tu sperimentavi il mondo così. Se non lecco il gelato cosa succede? se mi tuffo da li cosa proverò? e se infilassi una palla in un quadrato? ecc ecc ecc
Ora la cosa sembra facile ma l’ipotesi e la scelta delle KPI possono rendere nullo il test. Vi lascio un canvas per aiutarvi nella composizione
Una roadmap di test
non farai mai solo un test. Mentre stai progettando hai un dubbio “questo è meglio in rosso o in giallo”. Non lo sai, prima di andare live con la tua creazione scriviti già quali sono i primi test da fare.
Pianifica un grande numero di test e tieni una mappa di tutte le lezioni imparate ogni 3 mesi per pianificarne altri.
Non importerà sbagliare 5 volte se dopo 15 test in 3 mesi hai raddoppiato le performance.
Conclusioni
- lotta contro la paura che ti trovi attaccata addosso. Non è tua, è culturale, ridalla alla società.
- ritrova la curiosità del bambino che è in te nella sperimentazione e nella conoscenza del mondo. lavorare tornerà ad essere bello
- imposta una base scientifica, ordinata e controllata per testare le tue ipotesi.
- smetti di chiamarlo errore e chiamalo apprendimento
VEDI ANCHE: IL LIBRO DI CUI PARLO DI QUESTI ARGOMENTI
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