Cos’è e come funziona la Sharing Economy? BlablaCar e Couchsurfing a confronto

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Vi è mai capitato di dover affrontare un viaggio relativamente lungo per una serata o per lavoro ecc.. e magari non essere riusciti a comprare un biglietto del treno che non costi quanto il concerto che state andando a sentire? Forse per lo stesso motivo, nel 2006 tre amici di nome Nicolas, Francis e Frédéric decidono di trovare una soluzione economica, veloce e possibilmente divertente.

Nasce BlaBlaCar, primo network di car sharing; se dovete andare da Milano a Firenze questo weekend, di certo non sarete i soli: iscrivetevi, compilate il vostro profilo, cercate il vostro passaggio o offritene uno. Risultato? Viaggio cheap e compagnia durante il tragitto.

Cos’è la Sharing Economy e come funziona?

Nei primi anni 2000 il termine “Sharing Economy” comincia ad apparire successivamente all’evoluzione delle tecnologie sociali e al sentimento comune di esponenziale aumento della popolazione globale.

La Sharing Economy è un fenomeno relativamente recente che fonda le sue radici in usanze nemmeno troppo moderne. Anzi. Questi modelli di business basano le loro radici negli istinti umani più antichi: cooperazione, condivisione e flessibilità. Tra questi modelli possiamo includere azioni quali: affittare, regalare, scambiare, baratto ecc..

Ma quali sono i modelli più famosi che fanno ormai parte della nostra quotidianità?

Airbnb: “è un portale affidabile per la sua community in cui le persone possono pubblicare, scoprire e prenotare alloggi unici in tutto il mondo”

Kickstarter: “è un sito web di crowdfunding per progetti creativi. Tramite esso sono stati finanziati diversi tipi di imprese, tra cui film indipendenti, musica, spettacoli teatrali, fumetti, giornalismo, videogame e imprese legate all’alimentazione.”

Girl Meets Dress: “is an online boutique where you can borrow the latest designer dresses.”

Car2go: “Libertà di movimento a Milano, Roma e Firenze: puoi prendere e lasciare dove e quando vuoi le nostre auto.”

Spinlister: “We’re a peer-to-peer bike, ski, snowboard, SUP, and surfboard rental platform.”

Tomeetoo: “E’ una dinamica ed entusiasta community di liberi consumatori, ma anche molto organizzati, che risparmia e guadagna da tutti i consumi che genera.”

Couchsurfing: “Couchsurfing connects travelers with a global network of people willing to share in profound and meaningful ways, making travel a truly social experience.”

Scambiatreno: “il sito è dedicato all’acquisto e alla rivendita da privato a privato di biglietti del treno a tariffa low cost e non rimborsabili. Fai una ricerca, contatta l’utente, e prendi il tuo biglietto a prezzi scontati. “

Openwear: “piattaforma di abbigliamento collaborativa finanziata tramite la Commissione europea per un approccio alternativo alla creazione di moda.”

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Più che tendenza economica parliamo di una tendenza sociale, che trova un nuovo sbocco alla comunicazione del web.  I servizi collaborativi aumentano esponenzialmente dal 2012, arrivando attualmente a sfiorare i 200, che si dividono tra start up e semplici comunità di aggregazione. Nonostante le start up non godano di particolare longevità, il mercato si è rassegnato, negli ultimi dieci anni, alla trasformazione dell’accessibilità a servizi e prodotti. Proprio il Sole 24 Ore, qualche giorno fa ha citato il “Napster Moment” ovvero il momento in cui  una nuova piattaforma sharing si affaccia al mercato, esattamente come fece Napster nel 1999 chiudendo 2 anni dopo ma sconvolgendo per sempre il modo di ascoltare e comprare musica (Spotify e SoundCloud su tutti).

Oltre al risparmio la sharing economy è caratterizzata dall’aspetto green e sostenibile, basti pensare a tutte le app di food sharing.

Condivisione e creatività, sempre!

VEDI ANCHE: la Networked Information Economy o Freemium: la gratuità del Web di Chris Anderson

Ambra Cretì